Come è l’educazione autonoma zapatista?
Come è l’educazione autonoma zapatista? Quale è stato il suo processo? Quali problemi affronta? Quali sono le esperienze di educazione alternativa degli altri popoli del mondo?
La conferenza si sarebbe dovuto tenere nell’ampio spazio della scuola primaria, ma già poco dopo l’inizio è stracolma. Circa duemila partecipanti si sono quindi spostati e riuniti nella «piazza centrale», ovvero nel campo da basket. All’altissima partecipazione è corrisposto un’altrettanto elevato livello di discussione.
Come per molte altre questioni, il 1994 funge da spartiacque nella vita di questi discendenti dei Maya. Prima della sollevazione armata le scuole in questa zona selvaggia erano pochissime e malfunzionanti. I professori statali non avevano alcun interesse a seguire l’apprendimento dei bambini e la cultura della scuola ufficiale era tesa a negare la storia degli indigeni, imponendo quella coloniale. L’insegnante istituzionale era funzionale solo alla distruzione del mondo e della natura, giocando a favore del capitalismo. I bambini indios venivano discriminati per la lingua che parlavano, per i vestiti «ridicoli», per il colore della pelle e in alcuni casi i paramilitari impedivano loro l’ingresso a scuola.
L’educazione autonoma zapatista non solo è indipendente da quella del malgoverno, ma le si contrappone. Se quella del governo vuole diffondere una cultura individualista, meritocratica e proiettata nel mercato globale, quella zapatista vuole creare una cultura collettiva per il popolo, non dimentica della lotta e funzionale alla vita comunitaria.
I vari rappresentanti delle Giunte di Buongoverno hanno parlato anche dell’importanza della formazione dei promotori di educazione che sono scelti in assemblee comunitarie per prepararsi a fare scuola nei loro villaggi. Dunque non ci sono «professori», ma educatori. Nella scuola ufficiale il maestro è il detentore assoluto del sapere, il promotore all’educazione zapatista è una persona della comunità che insegna apprendendo. La curiosità della conoscenza è reciproca, dall’adulto al bambino e viceversa. La scuola non è vista come reclusione e il bambino non sta seduto ma gioca col maestro, gira per gli spazi della comunità, si dividono perfino la merenda. La pratica e la teoria si alternano a ritmo del gioco, delle stagioni, dei percorsi pedagocici, ignorando pagelle, voti, interrogazioni e note. Se l’alunno scalpita, non segue, non «produce» attivamente, vuol dire che l’errore è dell’educatore che non ha saputo suscitare l’interesse del ragazzo; dunque, si riformula il gioco/spiegazione affinche’ stimoli una adeguata curiosita’.
Spiegano: «Per la democrazia e per l’insegnamento ci deve essere l’amore, non il lavoro. La comunità dunque si preoccupa del vitto e del mantenimento dei docenti, che non hanno salario. La scuola zapatista non è per gradi, per quanto abbiamo una primaria e una secondaria. Le ragazze e i ragazzi sono riuniti in gruppi simili di età o livello d’apprendimento e quelli più grandi aiutano i più piccoli». Ma la divisione non è matematica e il passaggio da un livello al successivo è molto fluido, in base agli interessi e le propensioni dell’alunno.
L’educazione comunque ruota a quattro aree conoscitive: matematica, storia, vita ed ecosistema, lingue. La matematica viene insegnata attraverso esempi pratici, contando le cose della natura, giocando all’aperto. La storia, che comprende miti indios e storia della lotta zapatista, viene appresa attraverso i canti, i balli tipici, i racconti dei nonni. Vita ed ecosistema servono a sviluppare una coscienza ecologica che porti ad acquisire tutti gli elementi (anche di sopravvivenza) della natura circostante: la conoscenza delle piante, degli animali, del bosco e della montagna; ma allo stesso modo, appresa l’importanza di questi elementi nella cultura indigena, servono a maturare un rispetto profondo verso la Madre Terra. Le «lezioni» sono rigorosamente bilingue, innanzittutto in dialetto indio locale (che varia da Caracol a Caracol) per non perdere mai le proprie radici e poi in spagnolo per non essere esclusi dal mondo, benché questa lingua coloniale sia stata usata per sterminare culturalmente gli indio. Affianco a queste aree tematiche vi sono laboratori pratici: riparare piccoli oggetti, fare un orto comunitario, dipingere le mura della scuola. Le decioni sui «programmi» sono prese collettivamente dalle gruppo di alunni e insegnanti, unanimamente. Dicono: «La democrazia del potere è quella del 50%+1, per la cultura indigena la democrazia è il consenso collettivo. Cosi’ dunque facciamo a scuola.»
Gli alunni, sin dal principio, sono immersi nella vita comunitaria, la scuola non li separa da essa ma anzi li forma affinché sviluppino una coscienza collettiva. Gli zapatisti hanno inoltre sottolineato che per molti versi nel loro modello educativo l’università è inutile. Per quanto stiano sviluppando un’idea di un ateneo comunitario, il sapere specialistico occidentale e capitalistico è essenzialmente superfluo nella vita della selva. Per chi termina il percorso educativo e vuole impegnarsi a fondo ci sono equipe tecniche per una cultura avanzata finalizzata a quello che serve alla comunità (agronomia, promotore di salute, promotore di educazione stesso, farmacista di erbe medicinali, panettiere, etc…). Bisogna aggiungere che però le scuole zapatiste non sono riconosciute dallo stato federale a nessun livello. Chi uscisse dalla comunita’ per proseguire gli studi altrove non avrebbe alcun titolo valido, ma, ci spiegano: «nessuno è venuto meno ad adempiere le proprie scelte all’interno dei Caracol, decidendo piuttosto quanto e come dedicarcisi».
L’Altra Educazione è dunque il motore del «cambio social», creatore di coscienza. La sua importanza si può sintentizzare su quello striscione che recita «la Otra Educacion es el corazon de la Autonomia» e si evince dal profondo impegno che la comunità intera mette in questo campo. Dicono: «Sono i nostri figli, per questo nell’Altra Educazione stiamo investendo tutto». Non a caso il malgoverno cerca di sabotarla come può. Benche’ prima del 1994 una scuola secondaria da queste parti era un miraggio, ora lo stato federale, giocando sporco e sapendo che vi sono solo due scuole secondarie dei Caracoles, ne costruisce a bizeffe attorno, per far si che i campesinos non mandino i figli alle scuole zapatiste.
In ultimo hanno ringraziato la societa’ civile per l’aiuto dato. Infatti anche se molte scuole sono state costruite dalle comunità, alcune sono state messe su grazie alla solidarietà internazionale. Lo stesso succede con il materiale scolastico che è gratutito e fornito dalla collettività (e dai doni e dagli aiuti internazionali).