«La più bella? Quella dalla pelle bianca…»
L’esperimento con i ragazzini neri di Harlem diventa un cortometraggio
Ripetuto a distanza di cinquant’anni il «test della bambola»: 15 bambini su 21 associano la bruttezza al colore scuro della pelle
NEW YORK (Stati Uniti) – La pelle bianca rende più belli rispetto a quella di colore. Perlomeno questa è la percezione che ne hanno i bambini. Nel 1954 questa teoria venne dimostrata nel corso di un processo contro la segregazione razziale e culturale che di fatto si registrava allora nelle scuole americane con il famoso «test della bambola» del dr. Kenneth Clark. Lo stesso esperimento, a distanza di oltre cinquant’anni, è stato ripetuto da Kiri Davis, una studentessa 17enne di Manhattan, che ha messo alla prova 21 bambini di colore di Harlem e che della sua esperienza ha tratto un cortometraggio: «A girl like me», una ragazza come me.
IL PROCESSO DEL ’56
Nonostante sia passato mezzo secolo e siano stati fatti enormi passi avanti sulla strada dell’integrazione razziale, qualche barriera psicologica sembra ancora rimanere soprattutto nell’idea che, come ebbe modo di testimoniare lo stesso dr. Clark nel citatissimo processo «Brown contro il Board of Education di Topeka, Texas» (Guarda il dossier dal sito della Library of Congress – in inglese), avere la pelle nera, a causa dei condizionamenti della società, sviluppi nelle persone di colore un senso di inferiorità . E in effetti crea non poco sconcerto scoprire che anche i bambini del 21esimo secolo abbiano la convinzione che la pelle bianca permetta in qualche modo di essere «più belli». La testimonianza di Clark, scomparso nel 2005, contribuì al superamento della dottrina del «separati ma uguali» che ancora viveva a quel tempo in 21 degli Stati Uniti. Oggi la superpotenza si fa rappresentare nel mondo da un segretario di Stato di colore, Condoleezza Rice. Ma evidentemente il percorso verso una completa integrazione, perlomeno dal punto di vista sociale e culturale, non è ancora del tutto compiuto.
L’ESPERIMENTO DI KIRI
Kiri ha coinvolto 21 bambini di una scuola materna di Harlem, popoloso quartiere nero di New York, e ha chiesto loro di scegliere tra due bambole perfettamente identiche, salvo appunto il colore della pelle. Quindici di loro hanno identificato come più bella e come quella con cui avrebbero preferito giocare la bambola bianca. Nel corso del filmato a una delle bimbe viene chiesto perché abbia indicato proprio quella come bambola più bella e la sua risposta è stata proprio «perché è bianca». Il volto della piccola si è però fatto più serio quando da dietro la videocamera la regista le ha chiesto quale fosse tra le due la bambola che le rassomigliasse maggiormente e la ragazzina ha dovuto indicare invece la bambola di colore. (Guarda il filmato)
«POCO E’ CAMBIATO»
Insomma, proprio come avveniva nel 1940, la maggioranza dei bambini neri attribuisce caratteristiche fisiche negative alle bambole nere. «Con il mio lavoro – spiega la Davis, che nel film intervista anche molte sue coetanee di colore – volevo illustrare come la società influisca sui bambini di colore e su come molto poco sia in realtà cambiato». Il documentario ha colpito profondamente spettatori ed educatori americani e si è aggiudicato numerosi premi in diversi festival cinematografici del Paese. «Anche in una bambina di 4 o 5 anni – ha detto la Davis – si può vedere a cosa l’America dà valore e a cosa no».
A. Sa.